Disagio giovanile: Lettera aperta e Testimonianza dell'Assessore di Poggio Torriana
"Quando ci si trova davanti a scelte importanti ognuno di noi si può basare sulle esperienze personali che derivano dalla storia familiare e/o sui principi della propria fede. Almeno per me funziona così".
Queste le parole dell'Assessore Francesca Macchitella, rivolte ai Giovani di Poggio Torriana a cui scrive una lettera aperta raccontando una esperienza personale.
"E oggi come un giovane può elaborare e capire la differenza tra il bene ed il male e scegliere la strada più giusta? Resto sempre molto scossa davanti agli episodi di cronaca di grave violenza contro le donne e quelli che vedono il coinvolgimento di minori in risse e tafferugli, nei paesi limitrofi come nelle altre città italiane. Senza alcuna intenzione di fare discorsi da sociologa o da psicologa, vorrei però tentare di uscire da un equivoco troppo frequente: più controlli e più repressione servono a diminuire i fenomeni di disagio giovanile e prevenire la violenza. Non è questa l'equazione in cui credo! Senza nessuna retorica, diciamo basta addossare ogni colpa alla Scuola, ai genitori, alla politica e di ripetere « come si stava bene quando si stava peggio! ».
Macchitella prosegue la lettera: "Siamo tutti il frutto della nostra storia di famiglia e della comunità in cui cresciamo, dobbiamo iniziare a credere nella costruzione di una Comunità Educante.
La mia adolescenza per esempio è stata segnata fortemente dal fattore culturale, nel giro di poche generazioni l’Istruzione ha permesso alla mia famiglia di passare da una condizione di ristrettezze economiche ad uno status sociale medio-alto.
Ed il perno del cambiamento è stato il ruolo delle donne: le due nonne e mia madre, conduttrici positive, più o meno consapevoli, dei valori alla base delle mie successive decisioni e scelte. Per questo sono una femminista convinta, senza se e senza ma e cerco di porre l'attenzione sul tema delle Pari Opportunità.
La nonna materna siciliana, Angela, e la nonna pugliese, Francesca, erano donne con una bassa scolarizzazione ma hanno trascorso le loro esistenze in modo più che dignitoso, tra sacrifici e soddisfazioni come vedere tutti i figli diplomati e alcuni anche insegnanti. Per questa ragione credo nella possibilità di un riscatto sociale per ogni persona, che venga dal Sud Italia come che arrivi dal Sud del Mondo.
Quante cose per fortuna sono cambiate con il passare del tempo e con orgoglio dei miei genitori, è arrivata venti anni fa anche la prima laurea in famiglia,la mia, poco dopo seguita dalla seconda, quella di mio fratello. Il perché di questi aneddoti personali e comuni per alcuni tratti a tante altre storie familiari italiane risiede nel rammentare che ad ogni vittoria corrisponde un sacrificio e che una lucida memoria e conoscenza delle proprie radici aiuta ad avere uno sguardo indipendente del proprio futuro.
Quante cose per fortuna sono cambiate con il passare del tempo e con orgoglio dei miei genitori, è arrivata venti anni fa anche la prima laurea in famiglia,la mia, poco dopo seguita dalla seconda, quella di mio fratello. Il perché di questi aneddoti personali e comuni per alcuni tratti a tante altre storie familiari italiane risiede nel rammentare che ad ogni vittoria corrisponde un sacrificio e che una lucida memoria e conoscenza delle proprie radici aiuta ad avere uno sguardo indipendente del proprio futuro.
La complessa società odierna ha bisogno di ragazzi e di ragazze con una mentalità aperta e progressista, di giovani pieni di curiosità, intraprendenti, con sete di sapere, per combattere assieme le battaglie con intelligenza e gentilezza, non con rabbia e frustrazione.
Serve rafforzare i loro punti di riferimento e la loro identità nel rispetto di origini e tradizioni diverse, non certo omologandoli in categorie preconfezionate come «giovani italiani» e «giovani stranieri» spesso usate dai giornalistici per etichettare delle intere generazioni.
Impariamo a prenderci cura non solo di noi stessi ma anche degli altri che ci stanno affianco, degli anziani, degli amici, insegniamo ai più giovani ad esplorare, a fare esperienze costruttive, a sognare un domani radioso e non distopico, con sogni nel cassetto da realizzare.
Questo è il messaggio che ogni adulto, educatore o insegnante dovrebbe trasmettere ai Giovani sempre più giudicati e psicoanalizzati ma spesso poco ascoltati. Questo è il mio pensiero come genitore di una diciassettenne e come amministratore comunale, consapevole di ogni responsabilità e dovere che il ruolo comporta".
Serve rafforzare i loro punti di riferimento e la loro identità nel rispetto di origini e tradizioni diverse, non certo omologandoli in categorie preconfezionate come «giovani italiani» e «giovani stranieri» spesso usate dai giornalistici per etichettare delle intere generazioni.
Impariamo a prenderci cura non solo di noi stessi ma anche degli altri che ci stanno affianco, degli anziani, degli amici, insegniamo ai più giovani ad esplorare, a fare esperienze costruttive, a sognare un domani radioso e non distopico, con sogni nel cassetto da realizzare.
Questo è il messaggio che ogni adulto, educatore o insegnante dovrebbe trasmettere ai Giovani sempre più giudicati e psicoanalizzati ma spesso poco ascoltati. Questo è il mio pensiero come genitore di una diciassettenne e come amministratore comunale, consapevole di ogni responsabilità e dovere che il ruolo comporta".