Sara Fabbri
Mi chiamo Sara Fabbri, ho 25 anni, sono un'archeologa e sono di Poggio Torriana. A differenza di molti miei colleghi, non ho sempre voluto fare questo fin da bambina. O almeno, non era così chiaro. Non sono stata colpita nè da Indiana Jones, nè da Jurassic Park.
Ci sono state, però, delle esperienze che ricordo con molto affetto, soprattutto alle elementari. Come quel giorno in cui i maestri ci hanno portati al fiume Marecchia a cercare i fossili con un archeologo. Chi poteva immaginare che dopo tanti anni mi sarei laureata proprio su ciò che ha generato quel fiume?
Nel frattempo ho coltivato diverse passioni, compresa quella per l'arte. La scintilla è scattata soltanto all'università, quando mi sono iscritta alla facoltà di Beni Culturali a Ravenna. Non avevo ancora le idee chiare e ho scelto un indirizzo che mi permettesse di avere più opportunità di scelta: archeologia, storia dell'arte, storia o archivistica. D'altronde non avendolo mai fatto prima, non sapevo cosa aspettarmi da uno scavo archeologico.
La mia prima campagna di scavo è stata nel Luglio 2014, alla basilica di San Severo a Classe. E lì ho capito che era proprio quello che volevo fare.
Negli anni successivi ho continuato a fare quante più esperienze possibili negli scavi didattici con l'università di Bologna e di Perugia. Ho avuto anche la fortuna di partecipare a diverse missioni italiane all'estero. Sono stata per due volte in Albania, prima a Phoinike e poi a Butrinto, e a Burnum, in Croazia.
Successivamente mi sono laureata in Archeologia e culture del mondo antico all'Università di Bologna e ora sto frequentando la Scuola di Specializzazione in Beni archeologici a Roma.
Completare il percorso di studi in archeologia non è semplice, richiede tanto tempo, tanto impegno e tantissima passione. Soprattutto se si considera che alla fine, in Italia, non esista un albo di riconoscimento per la figura professionale degli archeologi.
Tuttavia, traendo le somme di questo percorso, che ancora è soltanto all'inizio, mi ritengo molto soddisfatta. Un mese dopo la laurea magistrale ho iniziato a lavorare per una cooperativa archeologica del riminese. Ad oggi collaboro anche con Castrum, un'associazione culturale che ha sede in Umbria. Prenderò parte ad un progetto di scavo e valorizzazione in Giordania, presso la città di Madaba, della durata di due anni, in qualità di responsabile sul campo ed esperta di materiali. Il progetto è promosso dal governo Giordano e dall'università degli studi di Perugia in collaborazione con la cooperazione internazionale.
Spero che questa mia esperienza sia di stimolo e d’incoraggiamento anche per tanti altri giovani che stanno inseguendo le loro passioni. E spero vivamente che non si fermeranno davanti al primo "non troverai mai lavoro".
Ovviamente, questo mio percorso è stato appoggiato dai miei genitori, che non posso fare altro che ringraziare per tutto il supporto che mi hanno dato in questi anni. Immagino che da genitore non sia facile vedere il proprio figlio che sceglie una strada così tanto "diversa" dalla quotidianità. Queste preoccupazioni non me le hanno mai fatte pesare e anzi, sono sempre stati i primi a fare il tifo per me. Ogni volta che mi vengono a trovare su un cantiere vedo la soddisfazione nei loro occhi e questo mi rende più che felice e mi sprona ulteriormente a continuare questa strada.
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